19 settembre 2008
Salvare l’Alitalia, ma non dimenticare
Sono ore drammatiche per Alitalia e i suoi dipendenti. E non è retorico, né formale dire che bisogna ancora fare di tutto perché la compagnia non chiuda i battenti.
Il governo ha il dovere di riconvocare le parti per tentare ancora un accordo. E nella deprecabile ipotesi che non ci si arrivi, il Commissario Fantozzi deve comunque mettere subito in esecuzione quei poteri che la legge gli riconosce per assicurare la operatività di Alitalia, attivando contemporaneamente le procedure per cercare un nuovo acquirente.
Ma se per tutti in queste ore la priorità è evitare la chiusura di Alitalia, non può essere dimenticata la storia di questa vicenda.
Per pure ragioni elettorali Berlusconi ha fatto fallire la soluzione Air France che avrebbe integrato Alitalia nel più grande gruppo aereo mondiale, preservando il marchio e sviluppandone i collegamenti, con un numero di esuberi contenuti e oneri bassi per lo Stato.
Poi pur di costituire la annunciata “cordata italiana” il governo ha consumato ogni tipo di strappo: un prestito ponte incompatibile con le norme europee e che per di più non sarà mai restituito, la riduzione delle tutele ai risparmiatori titolari di azioni Alitalia, la sospensione delle norme antitrust, un numero di esuberi superiore alla soluzione Air France e il trasferimento di ogni passività sulle spalle dello Stato (mentre Air France le avrebbe accollate a sé).
E, infine, l’ingresso di una compagnia straniera – Lufthansa o la tanto odiata Air France – come socio oggi di minoranza, ma pronto domani a prendersi la compagnia (il che dimostra che la sbandierata difesa dell’italianità di Alitalia serviva solo a far fallire l’iniziale accordo con Air France).
Così stanno le cose. E scaricare tutto sui sindacati – che pure qualche responsabilità ce l’hanno – è troppo facile.
Adesso speriamo che una soluzione si trovi davvero. Ma non si potrà dimenticare il modo propagandistico, superficiale e arrogante con cui il governo ha gestito questa vicenda.
1 agosto 2008
Alitalia: la crisi continua
In questo blog ci siamo occupati più volte di Alitalia, sempre sottolineando i gravi rischi che comportava la linea dell'attuale Governo. Qualcuno avrà creduto che fossimo mossi da un pregiudizio antiberlusconiano. Adesso si vede che, purtroppo, i nostri timori erano fondati. Si è, infatti, liquidata la proposta Airfrance, proponendo miracolose cordate italiane. In realtà, ad oggi, una soluzione certa ancora non c'è. E quella di cui si parla, qualora si realizzasse, ci consegnerebbe un Alitalia molto più piccola, con un taglio drastico di gran parte delle linee intercontinentali, con un numero di esuberi enorme, con una compagine azionaria costituita da imprenditori di cui nessun operatore del settore e, infine, scaricando tutti i costi sulle casse dello Stato. Vale la pena di ricordare he l'intesa con Air France avrebbe integrato l'Alitalia nel più grande gruppo aereo mondiale, prevedendo al tempo stesso il mantenimento del marchio Alitalia, l'auonomia gestionale della compagnia e la conferma dell'84% del personale. Invece adesso avremo una soluzione molto precaria, che il Governo cercherà di mascherare dicendo che "si è salvata l'Alitalia", sapendo invece benissimo che la compagnia rischia in breve tempo di essere nuovamente in crisi. E a pagarne le conseguenze saranno gli utenti, i dipendenti e l'Italia.
30 maggio 2008
Alitalia: la gatta frettolosa fa i gattini ciechi…
Per puro calcolo elettorale Berlusconi e la destra hanno obbligato Air France a ritirare una proposta che avrebbe salvato Alitalia. E hanno promesso agli italiani soluzioni rapide e miracolose. Ma poiché i miracoli è più facile evocarli che farli, adesso cominciano i guai. La famosa cordata di imprenditori italiani fino ad ora non c’è. Di conseguenza il prestito “ponte” – fatto dallo Stato per favorire l’ingresso di nuovi proprietari – è stato precipitosamente trasformato in aumento di capitale a fondo perduto, violando tutte le norme europee. Non solo, ma sempre per favorire la formazione della famosa cordata – che non c’è – il governo ha adottato procedure di privatizzazione che alterano tutte le regole di trasparenza e di mercato. Intanto l’azienda continua a perdere ogni giorno e così si avvicina quel Commissariamento che renderebbe ancora più precaria la vita dell’azienda. Risultato: l’Alitalia rischia di chiudere. Si può ancora evitarlo, purché la si smetta di inseguire acrobazie pericolose. E dannose.
22 aprile 2008
Alitalia: adesso si rischia davvero
Solo un irresponsabile può guardare con indifferenza alla decisione di Air France di ritirare la propria offerta per Alitalia. E il rischio adesso è davvero grande. Tutte le altre possibili soluzioni rischiano di essere peggiori della proposta Air France. Il fallimento chiude l’azienda. Il commissariamento transitorio impone – per vincoli di legge – tagli e riduzioni fino al 50 per cento dell’operatività e del personale. L’eventuale proposta di un’altra grande compagnia – Lufthansa o altre – certo non farà condizioni migliori di Air France. E la famosa cordata italiana per ora non c’è. Valeva proprio la pena – per puro calcolo elettorale - di demonizzare Air France e spingerla a ritirarsi? Chi lo spiega adesso ai dipendenti Alitalia e ai cittadini italiani?
20 marzo 2008
Sulla pelle di un'azienda
Sono ore cruciali per Alitalia e migliaia di suoi dipendenti. La crisi, sottovalutata per anni, è arrivata al suo ultimo stadio e l’azienda rischia di chiudere. C’è un’offerta di Air France che, per quanto onerosa, evita la chiusura di Alitalia. Non piace? Si avanzino altre proposte, ma subito però, perché tra una settimana non ci saranno più né Air France né altri. Soprattutto non ci sarà più Alitalia. Quel che in ogni caso è inaccettabile è far crede che dietro l’angolo ci siano soluzioni facili che in realtà per ora nessuno ha visto. E’ quel che in queste ore sta facendo Berlusconi. E’ così che la destra vuole dirigere l’Italia? Ci si può fidare di chi, per un pugno di voti, è pronto a buttare a mare un’azienda e sul lastrico migliaia di lavoratori?
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